Mercoledì 13 febbraio 2013 – ore 21.00
Gabriella Mariotti “Angoscia e paura nella clinica della post modernità”
L’angoscia, per definizione senza nome, ha da sempre originato difese orientate a tenere sotto controllo questo affetto sconvolgente, o più frequentemente a cercare di evitarne l’esperienza. La postmodernità ha fornito un ricco ventaglio di possibilità difensive in tal senso, particolarmente incentrate sul diniego, l’ambiguità e l’utilizzo di paure, interscambiabili e a rapida successione, cui viene affidato il compito di “dar nome all’angoscia” nell’illusione di poterla così eludere.
I cosiddetti “nuovi pazienti”, inscritti prevalentemente nell’area delle patologie narcisistiche, portano dunque in analisi un bagaglio di angoscia “en travesti” (fenomeno confermato dall’incremento sintomatico delle crisi di panico), il cui senso profondo deve essere indagato e accolto, cioè “nominato” per poterlo affrontare. Tale “nominazione” riguarda la coppia analitica, cioè sia paziente che analista, e si incentra su alcuni nuclei specificamente originati dal contesto postmoderno (paura del vuoto, dell’intimità, della continuità, del desiderio, etc.).
Introduce l’incontro Silvia Corbella