{"id":4090,"date":"2020-06-24T17:47:17","date_gmt":"2020-06-24T15:47:17","guid":{"rendered":"http:\/\/www.apgpsicoterapia.it\/?p=4090"},"modified":"2021-05-11T12:06:16","modified_gmt":"2021-05-11T10:06:16","slug":"il-trauma-i-traumi-e-le-temporalita-il-trauma-con-iscrizione-e-registro-sociale-e-vincolare-di-janine-puget","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.apgpsicoterapia.it\/2020\/06\/il-trauma-i-traumi-e-le-temporalita-il-trauma-con-iscrizione-e-registro-sociale-e-vincolare-di-janine-puget\/","title":{"rendered":"“Il trauma, i traumi e le temporalit\u00e0 – Il trauma con iscrizione e registro sociale e vincolare” di Janine Puget"},"content":{"rendered":"

Il trauma, i traumi e le temporalit\u00e0\u00b9
\nIl trauma con iscrizione e registro sociale e vincolare<\/h1>\n

Janine Puget (traduzione di Gabriela Sbiglio)<\/em><\/h6>\n

Il proposito di questo contributo \u00e8 quello di rivedere il concetto di trauma e di apres coup<\/em>, e di proporre altri significati alla luce delle differenti dimensioni della temporalit\u00e0 e delle particolarit\u00e0 della costituzione soggettiva nei diversi spazi. Questo mi porter\u00e0 a definire quello che intendo per costituzione soggettiva nelle relazioni interpersonali e sociali. In questo contributo metter\u00f2 l\u2019accento sulla mia concezione di trauma nello spazio sociale.
\nIl concetto di trauma \u00e8 stato un pilastro per lo sviluppo della teoria freudiana e molti degli scritti che ci furono successivamente. Finalmente nel 2005 l\u2019associazione internazionale di psicoanalisi IPA dedica il proprio convegno al tema del trauma, introducendo cos\u00ec, per la prima volta nel suo programma, innumerevoli contributi riferiti al contesto sociale, al contesto politico e al contesto culturale.
\nCent\u2019anni dopo (e qualcosa di pi\u00f9) la scoperta della psicoanalisi, l\u2019establishment rivede ufficialmente le implicazioni del concetto di trauma e i suoi molteplici significati trovandosi davanti al bisogno di prendere in considerazione la soggettivit\u00e0 che si costruisce nel contesto sociale, ossia estendendo le frontiere della psicoanalisi. Indubbiamente il testo \u00e8 arrivato pi\u00f9 dall\u2019imposizione del contesto sociale che non da esigenze teoriche.
\nPoich\u00e9 ogni soggetto oltre ad essere soggetto del proprio mondo interno, delle sue fantasie, del suo mondo oggettuale e delle sue rappresentazioni, del suo modo di posizionarsi nella vita, diviene soggetto famigliare, soggetto sociale e anche soggetto culturale nelle sue relazioni con gli altri: in ogni una di queste soggettivit\u00e0 acquisisce caratteristiche proprie.
\nNella misura in cui questo sia accettato, \u00e8 possibile concepire che la costituzione soggettiva vada perdendo una definizione identitaria e l\u2019appartenenza a una definizione stabile per accedere alla comprensione di ci\u00f2 che significa \u201cessere costantemente prodotto\u201d in ogni incontro. Questo \u00e8 quello che proponiamo continuamente con Isidoro Berenstein (Berenstein I., Puget, J., 1997) da alcuni anni e quello che ci ha portato a stabilire i basamenti di una meta psicologia arrivando a rivedere i concetti gi\u00e0 acquisiti.
\nE cos\u00ec, nelle relazioni fra le persone nei diversi tipi d\u2019insiemi, il concetto di trauma necessariamente acquisisce in ognuno di loro un senso specifico. Crea le sue tracce, le sue maniere di ricordare e dimenticare, di costruire una storia, di realizzare il lavoro di memoria, le sue sofferenze e probabilmente quello che si intende per elaborazione di una situazione traumatica non tiene conto di queste molteplici possibilit\u00e0. Quello che risulta chiaro \u00e8 l\u2019impossibilit\u00e0 di poterlo pensare in ogni circostanza in base alla storia singolare di ogni soggetto.
\nQuello che chiamo spazio sociale di costituzione soggettiva pu\u00f2 comprendersi all\u2019interno di due modelli. Uno contempla organizzazioni pensate come strutture solide, tali come Stato Nazione Famiglia; l\u2019altro contempla le formazioni liquide (Bauman Z., 2000; Lewkowicz I., 2004) che non hanno una forma n\u00e8 limiti precisi e che sono in permanente movimento. In ognuno di questi modelli i traumi con iscrizione sociale e vincolare produrranno diversi effetti. Nelle strutture solide il trauma \u00e8 un fattore di dissorganizzazione-riorganizzazione e generatore di caos, nelle formazioni liquide invece attenta contro il loro stato fluido naturale arrivando a cristallizzarle dando una forma rigida momentanea fino a all\u2019apparire di altre forme direttamente legate al fatto traumatico.
\nInoltre un trauma cos\u00ec concepito arriva a far perdere la ricchezza delle oscillazioni provocate dalla costituzione soggettiva e dalle innumerevoli strade o percorsi che si aprono nella vita delle persone.
\nNel primo caso, il trauma apre alla conoscenza delle reminiscenze della storia di questo vincolo in particolare o di quest\u2019insieme e il concetto di apres coup<\/em> \u00e8 valido se porta a creare una nuova storia e deve essere riformulato in quanto al significato preciso che detto concetto pu\u00f2 avere per gli insiemi. Nell\u2019altro, la storia si crea a partire dal fatto traumatico e anche l\u2019insieme si origina a partire da esso svincolandosi dalla precedente storia.
\nPredominano l\u2019imprevedibile e i meccanismi di difesa che i gruppi e gli insiemi utilizzano in questi casi. Vedremo in seguito come nello studiare diverse maniere di concepire la temporalit\u00e0 i traumi si iscriveranno con caratteristiche proprie di quelle.
\nFrasi come: \u201cle cose non sono come prima\u201d o \u201ccome ritrovare l\u2019equilibrio precedente\u201d sono segni di resistenza ad accettare che gli spazi si modificano permanentemente e che l\u2019abitare spazi non consente apparte
\nenze rigide. Altre frasi dimostrano l\u2019opposto: \u201csiamo legati al ricordo\u2026; non si pu\u00f2 uscire da questo\u2026\u201d. Una delle conseguenze di questo approccio \u00e8 che esso porta a sfrattare dal suo luogo egemonico il concetto d\u2019identit\u00e0, d\u2019appartenenza a spazi fissi. Non sarebbe altrettanto interessante essere uguale a s\u00e8 stesso lungo tutta la vita integrando aspetti diversi della personalit\u00e0, abitare contesti stabili, ma si dovrebbe incorporare il lavoro psichico che chiede di \u201cdivenire\u201d un soggetto differente \u201crinnovando l\u2019appartenenza\u201d ad ognuno dei vincoli con caratteristiche nuove.
\nQuello che ho detto mi porta a supporre che il trauma non riporta necessariamente ad un\u2019origine del trauma della nascita n\u00e9 al mondo singolare di ogni persona, dato che non \u00e8 un concetto che d\u00e0 conto di luogo e significato delle nuove tracce traumatiche che si producono nei diversi contesti di soggettivazione1. Il trauma si manifesta in un presente e potr\u00e0 associarsi con un passato o con una inscrizione del tutto nuova.<\/p>\n

Trauma e forze pulsionali<\/h2>\n

Nella maggior parte degli scritti psicoanalitici il trauma di qualsiasi origine \u00e8 stato pensato nei termini di un disordine nelle forze del desiderio, incrementandone alcune e indebolendone altre o inibendo queste parzialmente o totalmente. La conseguenza \u00e8 una rivoluzione in queste forze e nelle rappresentazioni e fantasie primitive, cos\u00ec come l\u2019iscrizione di un segno che attiva tracce precedenti. Questo comporta una perturbazione dei meccanismi di difesa abituali e pertanto l\u2019attivazione di quelli che hanno a che vedere con quella situazione.
\nLa rivoluzione scatenata \u00e8 stata descritta in funzione di quello che produce in quello che abbiamo
\nchiamato mondo interno del soggetto, che ha come conseguenza l\u2019attivazione di scene che appartengono a un certo passato fissato che sembra assumere la precedenza. Il lavoro analitico consister\u00e0 allora nello scoprire un nuovo modo di pensarle, quello che \u00e8 classicamente chiamato elaborazione delle situazioni traumatiche (Baranger M., Baranger W., Mom J., 1968). In questo modo \u00e8 comune pensare che il trauma investe di nuovo quello che chiamiamo la mancanza primitiva o quel vissuto legato a una perdita irreparabile, che \u00e8 quella che d\u00e0 all\u2019essere umano la sua umanit\u00e0. Cos\u00ec sottolinea Julio Moreno (2002, p. 27) quando scrive che \u00abl\u2019umano dell\u2019umano \u00e8 dal punto di vista biologico una falla nella sua umanit\u00e0\u00bb, o detto in un altro modo: l\u2019essere umano \u00e8 essere umano nella misura in cui qualcosa gli manca.
\nQuello che manca attiva il processo di pensiero tale come \u00e8 stato pensato da Freud nel \u201cProgetto\u2026\u201d, rende possibile la conoscenza, le relazioni, ecc. ecc. per\u00f2 sembra chiaro in funzione di quello che sto proponendo e data l\u2019ampiezza dei significati che il concetto di mancanza pu\u00f2 avere, che non sarebbe adeguato riportare la mancanza soltanto all\u2019originario in quanto pu\u00f2 essere origine di nuove configurazioni. Come ho suggerito, applicare il concetto tradizionale di trauma per pensare situazioni traumatiche nei vincoli e negli insiemi, nella produzione di soggettivit\u00e0, sembrerebbe riduzionista ed evidenzia una difficolt\u00e0, una resistenza o un ostacolo.
\n\u00c9 possibile che il trauma non solo scopra mancanze e riporti all\u2019assenza di protezione e vulnerabilit\u00e0 originaria, ma che si iscriva come un eccesso, come un plus<\/em>, con un segno proprio in base al quale \u00e8 produttore di nuove organizzazioni. Qualcosa dell\u2019ordine di un\u2019imposizione esterna che eccede l\u2019insieme e origina significati sconosciuti. Il modo tradizionale di affrontare il tema del trauma si sostiene in una concezione di una temporalit\u00e0 lineare che si appoggia in un modello evolutivo e offre la possibilit\u00e0 d\u2019invertire la freccia del tempo in un\u2019oscillazione progressiva e regressiva. Per\u00f2 riportare sempre il presente al passato pu\u00f2 condurre ad una confusione e annullamento di quello che implica il presente, la novit\u00e0, l\u2019imprevedibile, quello che s\u2019inscrive in eccesso.
\nConfondere presente e passato, relazionare sistematicamente passato e presente, o leggere soltanto il presente come determinato dal passato, \u00abostacola fare con quello che accade e capita\u00bb (\u00abavec ce qui arrive\u00bb<\/em>) come lo ha pensato Pontalis (2004).
\nQuello che accade s\u2019iscrive come \u201cqualcosa in pi\u00f9\u201d, un eccesso, qualcosa non contenuto nella struttura a partire dalla quale si crea una storia del presente e che tende a sorprendere.
\nNel caso del trauma, sia questo singolare o sociale, quest\u2019iscrizione viene investita da una sofferenza speciale associata a sconcerto e incertezza prodotti da qualcosa che dirompe e fissa il presente bloccando l\u2019avvenire delle oscillazioni ineludibili delle relazioni umane. Non si produrr\u00e0 un\u2019oscillazione ma un\u2019interruzione repentina di esse.
\nQuando ci occupiamo del trauma come reminiscenza del passato, la problematica si iscrive nel presente della storia, \u00e8 un presente determinato dal passato. E quando ci occupiamo di quel presente particolare creato da una situazione traumatica, dovremo riconoscere la particolarit\u00e0 della storia del presente. In quel caso il presente crea una nuova storia, la storia del presente che conosciamo creando nuovi racconti.<\/p>\n

Diverse dimensioni temporali<\/h2>\n

Poich\u00e8 ci costituiamo in differenti storie del presente, risulta conveniente riflettere intorno alle implicazioni che emergono considerando l\u2019asse della temporalit\u00e0. Per questa riflessione mi appoggio a quello che dicono Agamben nel suo libro \u201cInfanzia e Storia\u201d (2001) e Deleuze in \u201cLa Logica del senso\u201d (1969). Questi autori confrontano, ogni uno a suo modo, la necessit\u00e0 di discriminare il significato delle diverse temporalit\u00e0 nella costruzione della storia dei miti, dei racconti, dei vissuti, della cultura.
\nDividono la temporalit\u00e0 di Cronos in una temporalit\u00e0 circolare greco-romana, quella del mito, quella dell\u2019umanit\u00e0, della ripetizione, nella quale c’\u00e8 un prima e un dopo che si alternano senza ordinamento cronologico ma di accadimenti e in una temporalit\u00e0 lineare judeocristiana quella della rivelazione, quella di Dio, di un\u2019origine. A questo si aggiunge la temporalit\u00e0 dell\u2019istante, del presente assoluto, dell\u2019Ai\u00f4n, che apre ad infinite e imprevedibili biforcazioni, cos\u00ec come la temporalit\u00e0 che ha a che fare con la decisione, il momento giusto, che \u00e8 quella di Kairos.
\nSecondo Agamben (p. 70), l\u2019esperienza del lavoro e il luogo che questo occupa nella societ\u00e0 attuale ha introdotto una concezione moderna del tempo somigliante a una laiciazzione del tempo cristiano rettilineo irreversibile. Si tratta di un processo strutturato secondo un prima e un dopo.
\nUna cosa simile ad un tempo fatto di istanti puntuali. \u00c8 il tempo del presente puro, che non ha iscrizione previa ed \u00e8 quello di Ai\u00f4n. \u00c8 interessante renderci conto, come segnala Agamben, che si producono nuovi segni e che uno di quelli \u00e8 quello che proviene dal posto che il lavoro ha nella societ\u00e0 attuale che s\u2019iscrive come un accadimento che rompe con una storia previa e introduce nuove assi.<\/p>\n

Chronos<\/h2>\n

\u00c8 probabile che la temporalit\u00e0 dell\u2019inconscio freudiano sia stata concepita alla maniera del tempo giudaico-cristiano che sarebbe stato scomposto per poter essere incorporato al tempo pagano, greco, il tempo del mito. Ci sar\u00e0 sempre qualcosa che accade, che \u00e8 accaduto e tender\u00e0 a ripetersi, per\u00f2 allo stesso tempo nella circolarit\u00e0 le cose si ripetono senza appoggiarsi a un destino. Nella linea c\u2019\u00e8 un passato e un futuro, un\u2019origine. Nella circolarit\u00e0 i fatti si succedono in un puro presente e senza stabilire una legge.
\nIl tempo lineare \u00e8 quello che ha una rappresentazione pi\u00f9 abituale nella mente e include l\u2019idea che i cambiamenti si producono in esso a modo di rivelazione, di miracoli, l\u00e0 da dove \u00e8 il tempo delle aspettative miracolose, dell\u2019idealizzazione del futuro, e forse del soggetto supposto sapere. Un trauma che lo interrompe potrebbe leggersi per\u00f2 in termini di idealizzazioni negative, \u00e8 una manifestazione del diavolo.
\nIl tempo lineare ha un inizio, il caos, la creazione e va verso la fine dei tempi, il futuro. C\u2019\u00e8 una promessa che dipende dalla volont\u00e0 di Dio e che in psicoanalisi pu\u00f2 essere il tempo della guarigione magica. Su questo modello si radicano le problematiche legate alla fase dello sviluppo che va dalla nascita alla morte, da un originario datore di significati, e per esempio di un progetto terapeutico in cui analista e paziente si proporranno un processo di cura con mete da raggiungere. Frasi come \u201cadesso sta meglio di ieri\u201d, \u201cva abbandonando i suoi modelli infantili\u201d, ecc. danno conto di una linearit\u00e0. Il trauma nell\u2019interrompere la linearit\u00e0 prevedibile, crea una frattura fissando la storia in un punto che serve da catalizzatore. \u00c8 anche il tempo di un determinato modo di pensare la storia dei popoli e delle nazioni che rimane tratteggiata o fissata a partire da eventi traumatici come possono essere le guerre, le differenti sofferenze che lasciano segni e creano miti e racconti.
\nUn fatto si intreccia con un altro e la storia sembrerebbe ripetersi con alcune modifiche. Da quest\u2019approccio un fatto attuale si spiega in funzione di una storia che si ripeterebbe. Per esempio, pensare che l\u2019ultima dittatura argentina \u00e8 simile ad altri stati dittatoriali e fa parte della cultura argentina che irrimediabilmente riappare. Un destino fatale.
\nIl tempo lineare ha date e segni che perdurano e i traumi aggiungono nuove date trovando spazio nella memoria e danno luogo a un lavoro di memoria. Ho presente l\u2019incessante lavoro di memoria che svolgono i gruppi di diritti umani in relazione con i diversi genocidi. Dall\u2019altra parte gli eventi\u00b2 a differenza di una situazione traumatica, interrompono in una maniera particolare questa linea e in questo caso l\u2019accadimento sar\u00e0 solo creatore di una nuova storia per\u00f2 non verr\u00e0 accompagnato da sofferenza e dolore.
\nNella cornice delle caratteristiche della temporalit\u00e0 circolare un trauma crea diversi prima e dopo e non necessariamente quello che era prima continua ad essere localizzato nella medesima posizione. Dipende da dove si trova chi lo vive.
\nMomentaneamente altera un ordine senza che quest\u2019alterazione rimanga fissata ma soltanto come ricordo che la circolarit\u00e0 impone le sue condizioni di attribuzione di significato. Non rimane fissata perch\u00e9 la ripetizione entra nei possibili cicli immaginari senza che questa diventi una legge.
\nA livello della rappresentazione di queste alterazioni quello che pu\u00f2 succedere \u00e8 che un fatto traumatico dia una nuova forma a un mito. A livello dell\u2019effetto di presentazione, ossia di quello che non ha storia previa, l\u2019evento traumatico altera soltanto interrompendo momentaneamente gli effetti della circolarit\u00e0.
\nSe partiamo dal modello della natura, quello che l\u00ec \u00e8 un segno o una traccia (pu\u00f2 essere tempesta, terremoto, ecc.) che, in chiave di temporalit\u00e0 circolare, sebbene interrompa l\u2019ordine delle cose, non per quello sosterr\u00e0 una ripetizione. Per esempio, si sapr\u00e0 che dopo la tempesta viene la calma senza introdurre la nozione di presente e di passato. Questo segno trascina soltanto il tempo, la vita, la memoria, e ogni mito aggiunge qualcosa di simile a un racconto, a un\u2019organizzazione che c\u2019era gi\u00e0 e avr\u00e0 un destino particolare in funzione di ogni situazione.
\n\u00c8 probabile che molte frasi della vita quotidiana referite al tempo come tema inesauribile denuncino l\u2019inquietudine relativa a un tempo circolare. Introduce l\u2019idea che gli eventi si succedono senza che sia possibile prevederli e con un certo tipo di alternanza che in alcune occasioni vengono accompagnate da una sofferenza e inquietudine proprie. Un trauma d\u00e0 all\u2019interruzione della naturale alternanza un carattere doloroso e generatore di angoscia. Nel tempo lineare, il ritorno, la regressione, contrasta la freccia diretta del tempo ed \u00e8 il vero tempo dell\u2019apres- coup<\/em>. Un trauma rinvia a un altro, lo risignifica e ci\u00f2 permette di credere che il presente non \u00e8 tanto importante se non \u00e8 legato al passato. Nel tempo circolare non c\u2019\u00e8 spazio per il concetto di regressione ma di una sorta di presente inafferrabile e d\u2019interruzione momentanea di un\u2019alternanza.<\/p>\n

Ai\u00f4n<\/h2>\n

Immaginiamo che l\u2019Ai\u00f4n sia un punto che non ha una dimensione e che si rifratta all\u2019infinito. Dato che il trauma non solo fissa una storia ma apre anche un segno nel presente dando origine ad una nuova storia, dovrebbe essere possibile tenere in conto i significati propri di una temporalit\u00e0 del presente. Questo porta a riconoscere una temporalit\u00e0 del presente puro, quello di Ai\u00f4n concepito come un\u2019esplosione che apre infinite biforcazioni, e ovviamente imprevedibili. Si tratta di una sorta di apertura ad una spazialit\u00e0 non soltanto lineare ma anche circolare. Due vicissitudini differenti che creano due storie differenti. Il trauma in chiave di Ai\u00f4n comporta l\u2019idea che quello che capita e capiter\u00e0 non ha a che vedere con una causalit\u00e0 deterministica. Qui la cosa importante sono i nuovi percorsi che si aprono a partire dalle biforcazioni della linea e che sono dotati di una qualit\u00e0 specifica; da una parte perdere l\u2019appoggio del passato e dall\u2019altra dare spazio all\u2019incertezza sotto forma di un\u2019angoscia particolare che dipende da ci\u00f2 che \u00e8 intrinsecamente nuovo e sconosciuto. E\u2019 la novit\u00e0 pura con un\u2019aggiunta di sofferenza, \u00e8 quello che sfugge a qualsiasi previsione che si iscrive come traumatico. Introduce un vissuto di minacia e sebbene un po\u2019 di questo accade tutti i giorni, la qualit\u00e0 traumatica aggiunge quei sentimenti e quelle emozioni legati allo stato di minaccia.
\nLa sofferenza \u00e8 anche dovuta alla perdita della possibilit\u00e0 di prevedere, anticipare il futuro, che in alcune circostanze sostiene l\u2019illusione che il futuro non porter\u00e0 niente di sconosciuto. Allora il trauma avr\u00e0 anche un\u2019iscrizione nel futuro non come ripetizione ma come anticipo di qualcosa di sconosciuto. Derrida (Derrida J., Habermas J. 2003) concepisce che il trauma \u00e8 la minaccia del futuro, la minaccia di quello che pu\u00f2 succedere, l\u2019impossibilit\u00e0 di anticipare il futuro che emerge con pi\u00f9 intensit\u00e0 soprattutto se \u00e8 accaduto un fatto che s\u2019iscrive come traumatico. Un esempio recente \u00e8 stato quello che \u00e8 accaduto alle torri gemelli di New York, che ha suscitato la riflessione di Derrida.<\/p>\n

Kair\u00f3s<\/h2>\n

Il tempo del momento giusto, quello delle decisioni, anche imprevedibile e molte volte arbitrario, che non \u00e8 possibile definire con esattezza che si circoscrive nella temporalit\u00e0 di Kair\u00f3s. In questo caso il trauma impedisce la possibilit\u00e0 di decidere e simultaneamente lascia una traccia fissata alla quale si d\u00e0 un nome, quello dell\u2019evento che l\u2019ha prodotta.
\nIn un certo senso il trauma in s\u00e9 stesso decide e impone significati. Allontana una diversit\u00e0 per imporne un’altra, la quale dipende dal trauma stesso. Esige che s\u2019implementino a posteriori strategie per fare qualcosa con l\u2019accaduto e poi questo dipender\u00e0 dal luogo e dalla posizione di ognuno. S\u2019interrompe il tempo delle decisioni della vita quotidiana e s\u2019impongono tutte quelle che tenderanno a trovare palliativi, significare e fare in funzione dell\u2019accaduto.
\n\u00c8 probabile che per la pratica psicoanalitica il tempo di kairos sia quello dei nostri interventi, tante volte intraducibili dato che sono quelli che avvengono nel vincolo nella costituzione soggettiva in puro divenire. E anche quello che si prova a razionalizzare spiegando il perch\u00e8 si \u00e8 intervenuto in quel momento facendo utilizzo del nostro bagaglio teorico. Kairos \u00e8 il tempo che per ognuno ha un senso preciso. Pu\u00f2 concepirsi per esempio la data degli anniversari o di un altro momento della vita come il tempo di kairos. Ogni soggetto e ogni insieme iscrive il tempo kairosiano del trauma che \u00e8 proprio e singolare di ogni situazione e di ogni vincolo. Forse \u00e8 per questo che tante volte le tracce in chiave di kairos hanno diversi nomi. Per esempio, le torri gemelle, l’11 settembre, l\u2019atto terrorista, ecc.<\/p>\n

Riassumendo<\/h2>\n

Questo modo di affrontare la temporalit\u00e0 e il traumatico nella sua relazione con il prevedibile, l\u2019imprevedibile e la simultaneit\u00e0 di iscrizioni, rende possibile il mettere in dubbio l\u2019utilizzo del concetto di trauma, in quanto al suo far riferimento a un concetto condiviso dalla comunit\u00e0 scientifica.
\nNella misura che il trauma si pu\u00f2 iscrivere simultaneamente nelle diverse temporalit\u00e0, si pu\u00f2 assumere che pu\u00f2 simultaneamente dare origine a un mito, a racconti, a storie, a tracce che s\u2019iscrivono nell\u2019inconscio e a tracce che interferiscono nella vita vincolare creando nuove iscrizioni. Queste si attivano in diversi momenti, creano una nuova storia, ossia una storia che non ha iscrizione previa: e questa \u00e8 quella che d\u00e0 forma alla storia del presente. E come ho gi\u00e0 accennato prima, aprendo nuove biforcazioni, introduce un nuovo futuro il quale si carica di minaccia nel contesto di tracce traumatiche. Riassumendo, questo significa che il trauma crea un mito, il trauma in qualche modo \u00e8 gi\u00e0 iscritto. Il trauma ci fu inviato da Dio, una forza superiore, il destino, il trauma interrompe sempre un percorso lineare. Ognuno di questi modi di concepirlo ci porta a differenti ricerche.<\/p>\n

Evento e trauma<\/h2>\n

Ho parlato di trauma e in qualche modo questo concetto cavalca e si differenzia da quello di evento. Quest\u2019ultimo concetto fu poco a poco introdotto nel corpous<\/em> teorico psicoanalitico per mano dei filosofi che tracciarono alcune linee guida. Molto dobbiamo a Lewkowicz (2004) il quale \u00e8 stato capace di fare una sintesi creativa a partire dai concetti di Heidegger, Badiou, Deleuze e di altri filosofi. Ci\u00f2 lo ha portato a una prima distinzione fra trauma ed evento che caratterizz\u00f2 nel seguente modo. Per il trauma, sono condizioni necessarie sofferenza e dolore, disorganizzazione di una struttura consistente e solida. Ci\u00f2 pu\u00f2 sperimentarsi nel caso di irruzioni violente che disorganizzano una trama.
\nPer l\u2019evento, e sempre seguendo Lewkowicz, contempliamo due categorie. L\u2019evento che rappresenta un eccesso per la struttura data e introduce una novit\u00e0 che conserva una relazione di qualche tipo con quello che precede senza che necessariamente abbia a che fare con un determinismo di alcun tipo.
\nQuello che io chiamerei evento puro, che parte totalmente dalla struttura anteriore, e s\u2019iscrive, se questo fosse fattibile, sulle sabbie mobili, o come direbbe Lewkowicz, su un mezzo fluido.
\nMa in entrambi i casi quello che \u00e8 notevole \u00e8 la rottura con il passato, l\u2019introduzione della novit\u00e0 e della sorpresa in una cornice d\u2019incertezza. L\u2019evento non \u00e8 contenuto nella struttura precedente mentre il concetto di trauma prevede in generale una possibile inclusione nella struttura anteriore sebbene nella temporalit\u00e0 circolare abbia insistito sul fatto che produce qualcosa di nuovo.
\n\u00c8 anche possibile collegare l\u2019evento con il termine esperienza. Sembrerebbe che l\u2019esperienza, come dice anche Agamben \u2013 poco a poco ha perso il suo peso significativo e la ricchezza di ci\u00f2 che comporta un\u2019esperienza. Questo \u00e8 dovuto a diversi fatti, come per esempio, i mezzi massivi di comunicazione che ci danno informazione circa situazioni molto diverse che includono un ampio spettro di emozioni, sentimenti e affetti, senza che necessariamente diventino esperienza dato che la mente non pu\u00f2 includere infinite variabili.<\/p>\n

Probabilmente s\u2019iscrivono in un tempo circolare o in una temporalit\u00e0 nella quale predomina Ai\u00f4n. Perche si possa produrre un\u2019esperienza \u00e8 necessario che la mente percepisca che c\u2019\u00e8 un \u201cfuori\u201d indipendente, che c\u2019\u00e8 un \u201ctra due\u201d e che questo fuori perturba un\u2019organizzazione precedente. Perch\u00e9 ci sia esperienza si deve includere, introdurre e fare qualcosa con questo spazio fra il soggetto e il fuori capace di generare un nuovo stato emotivo. Per quale ragione presuppongo che sia fattibile collegare evento ed esperienza?
\nPer esempio, per un neonato un cibo \u00e8 nuovo perch\u00e9 non lo ha sperimentato e dovr\u00e0 fare l\u2019esperienza di conoscerlo. Personalmente non ho sperimentato un terremoto o altre esperienze a cui altri sono stati esposti delle quali ho solo riferimento della loro esistenza e condizione di possibilit\u00e0.<\/p>\n

Il traumatico nei vincoli<\/h2>\n

\u00c8 possibile pensare che quello che \u00e8 traumatico in relazione alla costituzione soggettiva negli insiemi \u00e8 dovuto al fatto di non riuscire a smentire o rinnegare la realt\u00e0 nella misura in cui provoca una sofferenza e dolore che incide in modo diverso sull\u2019organizzazione degli insiemi creando anche nuove opposizioni, nuovi dentro-fuori. Non sapremo mai in che modo un fatto traumatico colpisce tutti i membri di un insieme e questo aggiunge un fattore di fragilit\u00e0 all\u2019insieme.
\nPer\u00f2 \u00e8 difficile anche pensare che qualcosa che succede senza nessuna ragione, senza nessuna determinazione personale abbia conseguenze. Il trauma sociale irrompe e a sua volta organizza nuovi insiemi con delle conseguenze di diverso tipo nella vita di tutti i giorni di ognuno di noi. Il trauma sociale nei modi di appartenere a un contesto e nelle nostre relazioni con gli altri, suscita nuove responsabilit\u00e0 senza che queste possano essere lette in chiave di colpevolezza.
\nIl fatto traumatico sveglia un\u2019angoscia specifica legata al principio d\u2019incertezza (Puget J., 2002). Quest\u2019angoscia specifica si accompagna spesso al terrore, alla difficolt\u00e0 di pensare, al malessere, che agisce come polo di attrazione e si manifesta, per esempio, in una necessit\u00e0 compulsiva di conoscere le ultime notizie, di sapere, di prendere contatto. O al contrario, si sperimenta un ritiro specifico e il sentimento che qualcosa nello spazio sociale, spazio di costituzione soggettiva, \u00e8 esploso. Negli insiemi pu\u00f2 anche manifestarsi come un\u2019intolleranza alle differenze ideologiche politiche e culturali.<\/p>\n

\u00c8 probabile che la filosofia attuale e la fisica ci abbiano messo in contatto con l\u2019incertezza, la complessit\u00e0 e l\u2019inconsistenza e che abbiamo perduto la sicurezza e la certezza che ci potrebbero dare le filosofie della modernit\u00e0. Divenire soggetto sociale d\u00e0 senso all\u2019appartenenza a un insieme, ai modi di abitarlo, e questo comporta sapersi influenzati da quello che l\u2019insieme impone, soffrire l\u2019effetto disorientante delle relazioni di potere, intese come una necessaria reciproca imposizione di alterit\u00e0 e di estraneit\u00e0, una relazione con i valori attuali ed ereditati con una tradizione, posizionamenti in differenti configurazioni e un permanente scontro con la dimensione intrasoggettiva. Per questo si sommano effetti di rappresentazione ed effetti di presentazione (Puget J., 2003).<\/p>\n

Una commozione sociale<\/h2>\n

In alcune circostanze, quelle che si possono leggere in chiave di violenza, l\u2019estraneo-esterno s\u2019impone essendo incarnato nell\u2019esercizio di un potere che diventa autoritario, arbitrario, irrazionale per alcuni e razionale per chi lo esercita. Qui regna l\u2019egemonia dell\u2019Uno e, come conseguenza, quello che potrebbe essere un\u2019organizzazione fondata su una produzione congiunta a partire dalle differenze dei membri dell\u2019insieme si destabilizza.
\nSi spostano e rinforzano i limiti e le frontiere, modificazioni del significato e qualit\u00e0 dell\u2019appartenenza e i conflitti latenti si manifestano sotto forma di fessure. L\u2019eccesso di presenza \u00e8 un ostacolo per la diversificazione dei sensi e gli insiemi iniziano a perdere il loro potere vincolante.
\nQuello che chiamo qui eccesso per quello che ha a che fare con l\u2019esercizio del potere economico dello Stato Nazione, pu\u00f2 manifestarsi sotto forma di misure che in alcuni casi provocano pi\u00f9 povert\u00e0, clandestinit\u00e0 e sostengono l\u2019ingiustizia sociale. Altre manifestazioni sarebbero nell\u2019ordine dei delitti che hanno risonanza sociale, per esempio, creando quello che oggi si denomina precariet\u00e0.
\nQuesti stati che potremmo chiamare traumatici possono essere causati da un fatto naturale come un terremoto o un\u2019inondazione per\u00f2 dipender\u00e0 dall\u2019organizzazione sociale il modo di affrontare la riparazione dei danni provocati.
\nOgni situazione genera i suoi significati e modalit\u00e0 soggettive proprie, cos\u00ec come nuove organizzazioni dei vincoli. Quello che a partire da l\u00ec pu\u00f2 essere pensato come traumatico \u00e8 l\u2019impossibilit\u00e0 di negare che \u00e8 successo qualcosa di doloroso, sorpressivo, tempestivo e che ci\u00f2 necessariamente ha delle conseguenze di diversa grandezza per una parte della popolazione.<\/p>\n

Materiale clinico<\/h2>\n

Tempo fa nella citt\u00e0 di Patagones, un bambino con una pistola uccise i suoi compagni di scuola, fino a che uno di loro riusc\u00ec a toglierla delle mani. Era una scuola come tante. Questo evento fu di grande impatto e fu preso e fatto proprio dai mezzi di comunicazione e dai differente partiti politici.
\nQuesto pu\u00f2 succedere con i fatti che hanno una certa trascendenza che accadono nel contesto sociale ed appartiene all\u2019area del pubblico. Ovviamente commosse una parte della popolazione sebbene in maniera diversa a seconda dell\u2019insieme in cui s\u2019iscrisse quest\u2019evento.
\nDato l\u2019aspetto sorprendente e traumatico di questa situazione, come di solito accade, si mise in atto uno dei meccanismi abituali, quello di cercare di spiegare, trovare motivazioni, una causa, nella logica di trovare un colpevole. Il colpevole specialmente scelto in questo caso, oltre al bambino stesso, fu la famiglia e la coppia genitoriale, la scuola, il contesto intorno, il paese. Suscit\u00f2 una sovrabbondanza di interpretazioni psicologiche, spiegazioni che finirono per attribuire quest\u2019evento tanto al malessere del paese come al regime militare della dittatura (seguendo una idea deterministica) a partire dalle tracce che pu\u00f2 aver lasciato in tutti e nel paese, che tendono a ripetersi.
\nAltre spiegazioni si spostarono nella direzione di pensare in termini di soggetto singolare, del bambino in particolare, e allora apparsero diagnosi di psicos\u00ec o altre malattie mentali che potessero spiegare tale comportamento, ecc. \u00c8 stato difficile accettare che qualcosa di totalmente sorprendente fosse appena successo.
\nQualcosa dell\u2019ordine dell\u2019orrore, e la scuola a partire da quest\u2019evento aveva una doppia iscrizione: quella dovuta alla situazione traumatica che riporta al passato e quella che introduce una nuova biforcazione ed \u00e8 del tempo di Kair\u00f3s da dove partono due linee che inaugurano diversi lavori psichici. Una di loro riporta a una causalit\u00e0. L\u2019altra apre una storia nuova che bisogner\u00e0 scoprire.
\nIn relazione alla scuola, si presero diverse misure e una di queste, a modo di protezione, fu chiuderla per alcuni giorni. Ci furono manifestazioni nel paese e in altre scuole del paese. Per\u00f2 non c\u2019\u00e8 dubbio che questa scuola non sar\u00e0 pi\u00f9 la stessa e inizier\u00e0 una nuova storia.<\/p>\n

Nelle sedute che avvennero dopo questa data, la maggior parte dei miei pazienti in un modo o in un altro fecero riferimento al tema. Era difficile non sapere, non parlare, ed era evidente che la seduta non era come quella di tutti gli altri giorni. Sebbene questo appartenesse al contenuto manifesto, mi resi conto che questo dire, questo parlare aveva altri significati come quello di permettere di accedere a trasformare il vissuto in un\u2019esperienza.
\nNon era possibile collegare questo materiale direttamente alla storia individuale di ognuno, per\u00f2 fu utile iniziare a riconoscere che effetto aveva nella quotidianit\u00e0 di ognuno e nella qualit\u00e0 dei movimenti solidali che suscit\u00f2. Si stavano costruendo o producendo nuove qualit\u00e0 nella soggettivit\u00e0 sociale.
\nSi trattava di prendere questo materiale come puro contenuto manifesto alla maniera di un residuo diurno o poteva avere senso come spunto iniziale di un tempo di Kairos che apre nuove biforcazioni che includevano un primo stato di stupore e sconcerto?
\nSi trattava di costruire una nuova storia, un passato che imponeva la sua presenza o la minaccia si spostava sul futuro senza sapere di cosa si trattasse, in assenza delle risorse abituali per affrontare il presente; o soltanto era una questione di vivere il presente e sopportare quello che avveniva acquisendo la convinzione che qualcosa poteva accadere?
\nVediamo una seduta e quello che aveva suscitato. Juan entra e dice di avere \u201cla sindrome di Patagones\u201d. Suppone che entrambi sappiamo di cosa si tratta e qui inciampiamo con una prima difficolt\u00e0. Crediamo entrambi di sapere lo stesso, senza dubbio o comunque non sappiamo come lavorare insieme su questo tema n\u00e9 che che effetto produrr\u00e0 in entrambi, in quello che possiamo fare insieme.
\nPensare in termini di sindrome fu un modo probabilmente difensivo di tradurre il vissuto. Dato che eravamo in una situazione di trattamento psicoanalitico, sindrome fa parte di un linguaggio possibile. Includere l\u2019accaduto in una categoria pensabile e accorciare lo spazio \u201ctra\u201d che definisce la nostra relazione.
\nUn primo interrogativo. Necessariamente quello che era accaduto si poteva inquadrare all\u2019interno dell\u2019ordine del traumatico per tutto il mondo? O era una questione traumatica per alcuni e per altri soltanto un evento? Come determinare questo? Patagones imponeva la sua presenza e i suoi significati.<\/p>\n

Da una parte ci obblig\u00f2 a pensare nella sorpresa, nell\u2019inatteso, nell\u2019iscrivere nel futuro una possibile minaccia in relazione alla quale nessuna precauzione poteva essere presa. Ci\u00f2 porta a pensare in cosa consiste l\u2019appartenenza a un contesto, il prezzo da pagare e come costruire tutti i giorni la soggettivit\u00e0 sociale e la necessit\u00e0 di rinunciare al gi\u00e0 noto.
\nSe invece si trattava di un fatto che s\u2019iscrive come una ripetizione di un certo tipo di passato storico o per il bambino qualcosa che avesse a che fare con la sua famiglia, o per la scuola che si trattasse di un problema inerente al funzionamento dei suoi membri, potremmo occuparci del passato affinch\u00e8 che questo non si ripeta.
\nTornando a Juan, alla relazione paziente-analista, quando lui annuncia che viene con una sindrome, ha gi\u00e0 dato una forma psi a quel vissuto che include qualcosa di nuovo. Questa sindrome non esiste nei libri.
\nTrasmette un\u2019inquietudine, un timore, un malessere. Sar\u00e0 che si identifica con quello che immagina che \u00e8 successo in quella piccola citt\u00e0, nella scuola? Sar\u00e0 che utilizza una metafora medica per fare in modo che io mi possa occupare di quello che sente? Sar\u00e0 che il concetto di identificazione non copre il vissuto? Sar\u00e0 che dato che questo paziente ha figli fa fatica a pensare, o \u00e8 doloroso pensare, che i suoi figli possano essere toccati da quello che \u00e8 accaduto, o peggio ancora, potrebbero commettere un atto di questo tipo? Quante variabili possibili e quanto sconcerto per analista e analizzando.
\nCi sono tanti personaggi e tante scene possibili al punto che \u201cnon \u00e8 semplice sapere come collocarsi\u201d, come restitu\u00ec all\u2019analizzando. Quello che feci fu pensare in termini di Ai\u00f4n, delle innumerevoli biforcazioni che il tempo lineale aveva interrotto e che avremmo potuto prendere qualsiasi percorso senza stabilire priorit\u00e0.
\nPiano piano il paziente prese uno dei percorsi possibili: quello della sua appartenenza al suo contesto, contesto corrotto, si sentiva impotente su come intervenire, dato che era testimone di azioni corrotte. Passava dalla necessit\u00e0 di collocarsi come colpevole, alla sfida che la situazione gli imponeva. Oscillava fra la logica della colpa e la logica della responsabilit\u00e0, con l\u2019aggiunta che, in quanto funzionario, doveva prendere una posizione.
\nSi rendeva conto che a partire da questo fatto si introduceva un futuro imprevedibile.
\nPer\u00f2 senza dubbio non gli era possibile intervenire direttamente nella situazione di Patagones ma poteva riconoscere quale percorso fosse stato aperto. Aveva la speranza che la relazione analitica potesse permettergli di pensare, evitare identificazioni che io concepisco come radioattive, ossia impossibili da controllare e che rendono inaccettabile l\u2019inatteso. Per\u00f2 fondamentalmente questo fatto poteva costituire un punto di partenza per approcciare questioni che ancora non avevano avuto luogo.
\nChiamo identificazione radioattiva (Puget J. 2002, Gampel Y., 2001) quell\u2019identificazione della quale non riusciamo a seguire la traiettoria ma che semplicemente proviene da effetti imprevisti a distanza, ai quali dobbiamo far fronte e soprattutto che dobbiamo riconoscere. Sapere che siamo trasmissori e ricettori degli effetti di situazioni che si producono a molta distanza e che hanno ripercussioni nel nostro modo di appartenere e costituire la nostra soggettivit\u00e0 sociale, senza che possiamo relazionarli al nostro contesto immediato n\u00e8 al contesto familiare, nonostante sia inquietante, \u00e8 senza dubbio ineludibile.
\nPiano piano Juan inizi\u00f2 a pensare ai rischi di vivere cos\u00ec, come agli innumerevoli rischi ai quali si espone. Due linee possibili, una controllabile, l\u2019altra incontrollabile.
\nPer esempio, guidare a molta velocit\u00e0, dare un ritmo eccessivamente accelerato alla sua vita, appartenere a un contesto corrotto nel quale cerca di trovare un nuovo spazio, rendersi conto che a tratti agisce come un automa rispondendo a ordini senza riflettere. Vivere in un contesto corrotto e violento non \u00e8 controllabile e, comunque, esige decisioni che bisogna inventare in ogni circostanza.<\/p>\n

Alcune riflessioni<\/h2>\n

Questi commenti costituiscono un tentativo di pensare come si costruisce la storia di un soggetto, la storia che costruiamo con i nostri pazienti lungo il percorso analitico, la storia che recepiamo dai nostri pazienti che si intreccia con la nostra storia personale, ossia quella del nostro Paese, della nostra cultura, delle nostre fedelt\u00e0 scientifiche, della nostra vita singolare. E anche pensare che la sovrapposizione di varie iscrizioni di temporalit\u00e0 possa aiutarci a non rimanere con una sola interpretazione, ma al contrario ad accettare che si tratta di dimensioni eterogenee. Green (2000) facendo riferimento a questo tema insiste nel fatto che ogni soggetto vive in un tempo che chiama esploso, qualcosa come una totalit\u00e0 che esplode in mille pezzi. Allora si aggiunger\u00e0 una difficolt\u00e0 che \u00e8 precisamente ci\u00f2 che non si pu\u00f2 conciliare, che si oppone a una necessit\u00e0 di armonia, di integrazione e sintesi che il soggetto umano richiede.<\/p>\n

\u00b9<\/strong> Karen Seely in un interessante articolo si riferisce al tema denunciando le difficolt\u00e0 degli psicoanalisti di non riportare i traumi di ordine sociale al mondo di fantasia dei pazienti.<\/em><\/p>\n

\u00b2<\/strong> Pi\u00f9 avanti stabilir\u00f2 la differenza fra trauma ed evento.<\/em><\/p>\n

\n

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