{"id":4230,"date":"2021-02-15T12:26:44","date_gmt":"2021-02-15T11:26:44","guid":{"rendered":"https:\/\/www.apgpsicoterapia.it\/?p=4230"},"modified":"2022-06-09T11:38:53","modified_gmt":"2022-06-09T09:38:53","slug":"il-gruppo-di-intervisione-come-rete-vitale-nella-pratica-dei-singoli-terapeuti","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.apgpsicoterapia.it\/2021\/02\/il-gruppo-di-intervisione-come-rete-vitale-nella-pratica-dei-singoli-terapeuti\/","title":{"rendered":"Il gruppo di intervisione come rete vitale nella pratica dei singoli terapeuti"},"content":{"rendered":"
Partecipanti al gruppo: Margherita Autuori,<\/em> Stefania Baldo, Francesca Cattafi, Mara Ghioni, Costantina Granito,Martina Guerrini,Raffaella Rigamonti,Laura Rivolta, Laura Varisco, <\/em><\/p>\n “L\u2019incontro multiplo e intenso con altri estranei, oggetti di investimenti pulsionali, di emozioni, di affetti e di rappresentazioni diverse produce una co-eccitazione interna e una co-eccitazione reciproca che si intrecciano in un gioco complesso di proiezioni e identificazioni incrociate<\/em>.” (Kaes, 1996)<\/p>\n <\/p>\n Agosto \u00e8 il mese della pausa lavorativa e dell\u2019operativit\u00e0, <\/em>occasione per il consolidamento delle esperienze pregresse; un momento\u00a0 di riflessioni e bilanci per guardare all\u2019anno lavorativo che sta per cominciare;\u00a0 per tracciare nuovi sentieri percorribili.<\/p>\n E\u2019 proprio in un tardo pomeriggio di fine agosto che due socie Apg*[2]<\/a>, appartenenti anche al gruppo di intervisione di Milano[3]<\/a>, si sono ritrovate a riflettere sull\u2019esperienza positiva che stavano vivendo.<\/p>\n La possibilit\u00e0 di un contenitore per pensare da un lato e il sentimento di appartenenza ad un\u2019Associazione con una storia e una forte cultura psicoanalitica dall\u2019altro, avevano costituito due garanti di una modalit\u00e0 lavorativa di buona qualit\u00e0.<\/p>\n Spostando lo sguardo dalla realt\u00e0 milanese cos\u00ec fertile e feconda dal punto di vista delle offerte formative, verso il \u00a0territorio monzese, era emersa l\u2019aridit\u00e0 di quest\u2019ultimo, ma anche il desiderio di \u201ctrasportare\u201d l\u2019esperienza vissuta e le competenze acquisite in un\u2019area geografica con una differente storia e cultura psicoanalitica. Il gruppo milanese quindi aveva costituito una buona esperienza interna, trasformando il \u201csogno\u201d, una fantasticheria leggera di fine estate, in un\u2019idea di progetto.<\/p>\n In un primo momento si \u00e8 sentita la necessit\u00e0 di ritornare alle origini, alla scuola madre di appartenenza, Coirag, chiedendo alla segreteria di contattare le colleghe che condividevano sia la stessa esperienza formativa sia l\u2019appartenenza al territorio. L\u2019intento era quello di aprire un dialogo ed un confronto sulle nuove prospettive possibili.<\/p>\n Il primo incontro \u00e8 avvenuto nel febbraio 2018; la risposta \u00e8 stata positiva poich\u00e8 dieci persone hanno aderito all\u2019inziativa, di cui nove continuano a partecipare agli incontri.<\/p>\n Sono state condivise le motivazioni che hanno promosso la nascita del gruppo: il sentimento di solitudine conseguente la separazione e l\u2019individuazione dalla C.O.I.R.A.G, il desiderio di costruire un contenitore gruppale e una rete di professionisti, per riscoprire l\u2019appartenenza e riattivare la mente psicoanalitica che rischiava di atrofizzarsi.<\/p>\n Ciascun partecipante esprimeva la preoccupazione che la mancanza di un valido gruppo di confronto professionale sul territorio, potesse portare ad un impoverimento del pensiero e della propria \u201cCultura\u201d, con ricadute sul lavoro privato o istituzionale.<\/p>\n Emerge la percezione di una cultura del territorio in cui \u00e8 bene ci\u00f2 che \u00e8 immediato; le persone che chiedono un aiuto presentano forme di malessere \u00a0concrete (sintomi corporei, tic, attacchi di panico e fobie) che richiedono un complesso lavoro di alfabetizzazione. In questo contesto lo psicoterapeuta isolato, che non disponga di un momento di meta-riflessione sulla pratica clinica, rischia sia di corrompere il setting sia d\u2019aderire al \u201cmarketing\u201d del web. Evidente \u00e8 il rischio di scivolare in situazioni di banalizzazione o di colludere con la richiesta d\u2019una risoluzione veloce e indolore .<\/p>\n Riprendendo Ka\u00ebs (2008), il gruppo come spazio psichico comune condiviso permette la nascita di formazioni metapsichiche che producono degli effetti nella vita psichica dei soggetti che le abitano (cio\u00e8 i pazienti e gli abitanti del territorio).<\/p>\n In quest\u2019ottica, il gruppo Monza e Brianza (Gruppo MB) si \u00e8 costituito come spazio fisico-psichico necessario per condividere le dinamiche dei rispettivi contesti di lavoro, per sostenere i singoli terapeuti nel processo di \u201cPrendersi cura\u201d.<\/p>\n Inoltre, il gruppo si \u00e8 prefissato come obiettivo a\u00a0 lungo termine di individuare nuovi bisogni psicosociali emergenti, per progettare nel tempo risposte adeguate a quest\u2019ultimi, \u00a0passando dal pensiero all\u2019azione creativa.<\/p>\n Ai fini di favorire una conoscenza reciproca fra i partecipanti, nei primi incontri\u00a0 sono state condivise le storie professionali, contesti lavorativi, metodi di lavoro utilizzati dalle singole professioniste. Questo scambio ha permesso di acquisire nuove conoscenze e di immaginare possibili spazi di collaborazione.<\/p>\n Si \u00e8 subito creato un database con i riferimenti e le informazioni relative ai partecipanti al gruppo. Questo primo passaggio concreto \u00e8 stato funzionale a \u201ctenere nella mente\u201d le colleghe incontrate.<\/p>\n Si \u00e8 inoltre stabilita una cadenza mensile per gli incontri, utilizzando il gruppo come spazio di elaborazione, seguendo i bisogni professionali dei partecipanti. Tutti hanno condiviso l\u2019importanza dell’utilizzo dell\u2019intervisione, sui casi clinici o sulle situazioni istituzionali, come strumento facilitante la conoscenza reciproca e la fondazione del gruppo.<\/p>\n Gli incontri avvengono nello studio di una collega, per il piacere di incontrarsi e di condividere conoscenza , esattamente come avvenne un secolo fa \u00a0per i pionieri della psicoanalisi.<\/p>\n Il metodo di lavoro e stato cos\u00ec strutturato :<\/p>\n <\/p>\n Nonostante il neo-nato gruppo si sia formato spinto dalla volont\u00e0 dei partecipanti di confrontarsi con i colleghi, nel suo sviluppo ha dovuto e deve fare i conti con ansie e meccanismi di difesa che agiscono a molteplici livelli.<\/p>\n <<Qualsiasi situazione gruppale causa l\u2019emergere immediato e massiccio di uno stato caotico, di uno stadio pre-oggettuale in cui ancora non esiste una chiara distinzione tra soggetto e oggetto>> (Abraham, 1995), come se non ci fosse differenziazione tra il gruppo\u00a0 e il compito stesso.<\/p>\n Anche Pichon Rivier afferma che, per una migliore definizione del compito, il gruppo deve fronteggiare l\u2019ostacolo epistemologico: <<Ci\u00f2 che si frappone tra il soggetto e l\u2019oggetto della conoscenza […] e che agisce nel soggetto, sia questo individuale o gruppale, come sistema massiccio di difese.>>(Pichon Rivi\u00e9r, 1971)<\/p>\n Nella fase iniziale, il timore di perdersi e di non dare il giusto valore\u00a0 a questa iniziativa hanno avuto un impatto sul \u00a0processo di formazione del gruppo.<\/p>\n Emergevano bisogni individuali che necessitavano di essere integrati all\u2019interno del gruppo, in un\u2019alternanza di momenti di fusione e \u00a0individuazione.<\/p>\n La definizione dello strumento e del metodo \u00a0ha supportato il gruppo nel suo definirsi e nel fronteggiare gli ostacoli che, talvolta, si frapponevano (fisiologicamente) al proprio sviluppo. Ci\u00f2 ha anche \u00a0costituito una base di partenza per future riflessioni cliniche e teoriche.<\/p>\n Il primo caso clinico presentato, una giovane donna malata oncologica che temeva il fallimento della terapia, ha permesso al gruppo di rendere pensabile e verbalizzabile lo stesso timore. La paziente manifestava periodicamente sfiducia nella psicoterapia, celando da un lato il timore di un ipercoinvolgimento e dall\u2019altro, di una morte precoce.<\/p>\n Nel gruppo sembravano risuonare domande simili: \u201cStaremo investendo sulle persone giuste? Ne vale la pena? Non staremo sprecando tempo? Sopravviveremo?\u201d.<\/em><\/p>\n Il lavoro di presentazione dei casi, \u00a0faceva emergere il desiderio di appartenenza attraverso l’enfatizzazione del linguaggio comune e dei punti di incontro tra i membri. Questo aspetto, diveniva a tratti potente, superando la paura iniziale del giudizio.<\/p>\n Come per la paziente malata oncologica, chi entra nel gruppo deve poter vedere che non \u00e8 tutto vita o morte, vittoria o perdita, ma esiste anche una combinazione tra le due polarit\u00e0; anche il gruppo pu\u00f2 accettare l\u2019idea di un \u201cworking in progress<\/em>\u201d, governando \u00a0meglio \u00a0le paure iniziali.<\/p>\n Il lavoro del gruppo permette alle singole terapeute di utilizzare, nell\u2019attivit\u00e0 clinica, le riflessioni emerse aprendo nuove prospettive con il paziente.<\/strong><\/p>\n Il contenitore gruppale svolge il ruolo di cassa di risonanza e di espansione della mente analitica del terapeuta, favorendo una miglior qualit\u00e0 lavorativa.<\/p>\n In questa fase di avvio, la proposta, da parte del responsabile scientifico Apg , di dedicare una serata al gruppo\u00a0 MB, ha costituito una possibilit\u00e0 di dialogare con il pubblico e con i soci Apg, di essere parte di una realt\u00e0 pi\u00f9 grande e complessa e di avere un collegamento con la \u201ccasa madre\u201d (sede di Milano), recuperando le origini.<\/p>\n Quest\u2019ultime sono rapprensentate in particolar modo, oltre che dalle due fondatrici socie Apg, anche da una collega pi\u00f9 anziana e studente Coirag nel primo anno di nascita della scuola, un antenato per noi.<\/p>\n Tenere nella mente la storia della nostra Associazione significa anche considerare le difficolt\u00e0 del passato relative all\u2019appartenenza, l\u2019oscillare fra fatica e desiderio, un\u2019ambivalenza che si rispecchia \u00a0anche nella costituzione\u00a0 del \u00a0gruppo MB .<\/p>\n Il tema quindi della separazione\/individuazione, viene affrontato all\u2019interno del gruppo anche attraverso l\u2019intervisione del caso clinico di un\u2019adolescente\u00a0 \u201cintrappolata\u201d in una relazione simbiotica con la madre. La ragazza tenta di separarsi interrompendo qualsiasi contatto autentico con lei, con risultati disastrosi. Solo quando la madre accetta di \u201cvedere\u201d davvero la sofferenza della figlia, intraprendendo a propria volta un percorso psicologico, \u00e8 possibile per la giovane paziente una lenta ripresa evolutiva.<\/p>\n Analogamente, anche Apg, in quanto consociata Coirag, \u00e8 una madre che, in un momento di cambiamento, si impegna a riflettere sulle proprie dinamiche e su un passaggio generazionale possibile. Essa riconoscedo il lavoro in corso e le potenzialit\u00e0 evolutive del gruppo MB, in qualche modo sua emanazione,\u00a0 si assume per quanto le compete, la responsabilit\u00e0 della crescita di quest\u2019ultimo. Anche il gruppo sceglie di rimanere in una relazione fertile e feconda con questa associazione, aprendo un\u00a0 dialogo necessario per il suo sviluppo.<\/p>\n Un\u2019 altra tappa fondamentale \u00e8 stata la richiesta d\u2019ingresso da parte di un nuovo collega; ci\u00f2 ha permesso al gruppo di ripensare ai propri obbiettivi \u00a0giungendo a comprendere con maggior chiarezza che i due compiti prefissati di\u00a0 intervisione e progettazione \u00a0non sono in opposizione fra loro ma hanno in comune il medesimo scopo: agevolare una cultura psicoanalitica.<\/p>\n Tale integrazione tra i due compiti \u00e8 ben rappresentata dalla presentazione di un progetto di attivazione di un gruppo terapeutico, da parte di una collega che stava tentando di portare cultura gruppoanalitica \u00a0nel proprio contesto istituzionale.<\/p>\n Ripensando ai casi clinici presentati, tutti sollevano la questione di come tradurre la domanda del paziente senza perdere di vista la propria \u201ccultura\u201d, di come riattivare un pensiero laddove si \u00e8 \u201cinterrotto\u201d. Emerge pi\u00f9 chiaramente che il bisogno dei partecipanti al gruppo non \u00e8 tanto di essere riconosciuti come professionisti, ma di trovare un linguaggio comune e di legittimarlo, laddove venga percepito come lontano ed estraneo; quello che potrebbe apparire un obbiettivo grandioso in realt\u00e0 parla dell\u2019esigenza del gruppo di conoscersi meglio, di comprendersi e quindi \u00a0di fare rete.<\/p>\n Il bisogno di riconoscersi in \u00a0teorie e prassi condivise, \u00e8 il primo step che il gruppo MB deve affrontare anche al proprio interno, condizione necessaria e preliminare a qualsiasi compito. Infatti tutti i membri del gruppo provengono dalla scuola Coirag che ha la peculiarit\u00e0 di avere al suo interno linguaggi e pensieri multipli e variegati.<\/p>\n La coesistenza delle differenze \u00e8 un passaggio che richiede una particolare attenzione e cura,\u00a0 anche perch\u00e8 i partecipanti condividono la formazione iniziale di partenza ma ognuno di essi ha un suo specifico iter lavorativo e formativo extra-post Coirag. Uno degli interrogativi aperti \u00e8: \u201cQuali differenze sono percepite come arricchenti e quali invece sono percepite come posizioni troppo distanti?\u201d.<\/p>\n Questi passaggi ci permettono di affermare che il gruppo, sta cercando di affrontare l\u2019ostacolo epistemologico della fase del pre-compito.<\/p>\n La presenza alternata dei partecipanti\u00a0 agli incontri\u00a0 ci appare sintomatica di un \u00a0sentimento di ambivalenza: da un lato il bisogno di appartenenza al gruppo e il desiderio di salvaguardare lo spazio che si sta creando, dall\u2019altro\u00a0 la fatica di partecipare, di trovare un linguaggio comune e un pensiero condiviso.<\/p>\n Il processo di costruzione di fiducia reciproca \u00e8 ancora in divenire. Non esistono legami affettivi solidi fra i partecipanti, che nel tempo potrebbero \u00a0creare coesione e motivare la collaborazione, nonch\u00e8 una maggior partecipazione alla vita associativa di Coirag e delle sue consociate.<\/p>\n <\/p>\n Bibliografia :<\/strong><\/p>\n Abraham A. (1995) Il Co-S\u00e8 o il sintetsimo primario. In Attualit\u00e0 in Psicologia. <\/em><\/p>\n Kaes, R. (1996) Corps-groupe.R\u00e9ciprocit\u00e8s imagina\u00ecres.<\/em> In Revue de psychoth\u00e8rapie psychanalytique de groupe, 26.<\/p>\n Nicolle O., Kaes R.\u00a0 (2008) \u00a0L’istituzione in eredit\u00e0. Miti di fondazione, trasmissioni, trasformazioni.<\/em> Borla.<\/p>\n Pichon Rivi\u00e8r E. (1971) Il processo gruppale. Dalla psicoanalisi alla psicologia sociale.<\/em> Ed. Lauretana, Loreto 1985-<\/p>\n Ronchi, E. Gruppo operativo, emozioni istituzionali e cambiamento.<\/em> Rivista italiana di gruppoanalisi. Vol. XII – N. 3\/4 dic. 1997 pagg. 41-78.<\/p>\n [1]<\/a> Questo lavoro \u00e8 stato presentato il 27 marzo 2019 nell\u2019ambito del ciclo di incontri del calendario Scientifico 2019 di APG dal titolo \u201cIl Gruppo come luogo di pensiero e di trasformazione nell\u2019interfaccia con il sociale\u201d.<\/p>\nPremessa teorica<\/h2>\n
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Metodo<\/h2>\n
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Processo \/Aspetti teorici legati al processo<\/h2>\n