{"id":4241,"date":"2021-03-17T18:16:23","date_gmt":"2021-03-17T17:16:23","guid":{"rendered":"https:\/\/www.apgpsicoterapia.it\/?p=4241"},"modified":"2023-03-20T15:12:03","modified_gmt":"2023-03-20T14:12:03","slug":"gruppo-di-studio-e-ricerca-teorico-clinica-sullarticolazione-fra-legami-familiari-di-coppia-e-legame-gruppale-similitudini-e-differenze-in-psicoterapia","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.apgpsicoterapia.it\/2021\/03\/gruppo-di-studio-e-ricerca-teorico-clinica-sullarticolazione-fra-legami-familiari-di-coppia-e-legame-gruppale-similitudini-e-differenze-in-psicoterapia\/","title":{"rendered":"Gruppo di studio e ricerca teorico-clinica sull\u2019articolazione fra legami familiari, di coppia e legame gruppale"},"content":{"rendered":"

Gruppo di studio e ricerca teorico-clinica sull\u2019articolazione fra legami familiari, di coppia e legame gruppale: similitudini e differenze in psicoterapia[1]<\/a><\/strong><\/p>\n

Membri del gruppo: Barbara Bianchini, Margherita Autuori, Velia Bianchi Ranci, Lara Giambalvo, Nicoletta Jacobone, Maria Gabriela Sbiglio, Alessandra Verri<\/em><\/p>\n

<<Orazio: O cielo, ma questo \u00e8 meravigliosamente strano!
\n<\/em>Amleto: Allora, come uno straniero, dagli il benvenuto. Ci sono pi\u00f9 cose in cielo e in terra, Orazio, di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia>><\/em><\/p>\n

(Shakespeare, Amleto)<\/p>\n

Per raccontare il nostro primo anno di studio e ricerca, abbiamo pensato di portare avanti due discorsi paralleli, uno relativo ai contenuti che il nostro gruppo ha voluto affrontare ed uno riguardo alla storia del nostro gruppo, il modo in cui esso si \u00e8 costituito e si \u00e8 mosso in questi mesi.<\/p>\n

Il nostro intento \u00e8 stato quello di aprire e sviluppare lo studio delle relazioni di coppia e genitoriali all\u2019interno di APG.<\/p>\n

L\u2019occasione per avviare questo progetto si \u00e8 presentata ad alcune di noi con la preparazione di tre serate scientifiche nel 2017 dal titolo \u201cSeparazioni e ricongiungimenti nel contesto sociale attuale: la cura della coppia\u201d. Riprendendo le fila del lavoro fatto, siamo arrivate alla formulazione di diversi interrogativi che ci sembrano tuttora molto interessanti: perch\u00e9 risulta cos\u00ec difficile guardare alla coppia come a un\u2019unit\u00e0 e alla terapia di coppia come a una terapia sulla relazione e non sugli individui che la compongono? Come il piano verticale, familiare e generazionale s\u2019intreccia con il piano orizzontale del gruppo dei pari nella costruzione dell\u2019identit\u00e0? Come i piani culturale e sociale s\u2019intrecciano con il piano intrapsichico? Che differenze ci sono (soprattutto dal punto di vista della mente dell\u2019analista) fra essere psicoanalisti di un paziente ed essere psicoanalisti di un gruppo o di una coppia o di una famiglia? Quali dimensioni sono da considerare comuni?<\/p>\n

Per rispondere a queste domande abbiamo sentito il bisogno di proporre un gruppo di studio e ricerca teorico-clinico sull\u2019articolazione fra i legami familiare e di coppia e il legame gruppale.<\/p>\n

La domanda fondamentale che ci siamo poste \u00e8: in che modo la nostra esperienza di terapeuti di gruppo pu\u00f2 arricchire il lavoro con le coppie e le famiglie? Ovvero in che modo l\u2019esperienza della psicoanalisi di gruppo pu\u00f2 aprirsi al lavoro analitico con le coppie e la famiglia? Senz\u2019altro i terapeuti di gruppo sono pi\u00f9 formati a una visione d\u2019insieme, (poich\u00e9 osservano il gruppo nel suo insieme) rispetto a un terapeuta con formazione solo individuale. Noi gruppoanalisti, infatti, consideriamo il gruppo non gi\u00e0 come la sommatoria dei vari partecipanti, ma come una nuova entit\u00e0 e potremmo essere quindi facilitati a osservare una coppia o una famiglia come una nuova entit\u00e0 anzich\u00e9 come due o pi\u00f9 individui insieme.<\/p>\n

Si \u00e8 formato un gruppo di studio costituito solo da soci APG; tra noi c\u2019\u00e8 chi ha una formazione specifica su coppie e famiglie, chi ha partecipato alla precedente serata scientifica, chi \u00e8 desideroso di imparare come condurre una psicoterapia psicoanalitica di coppia e famiglia e chi gi\u00e0 lavora saltuariamente in questo ambito.<\/p>\n

Inizialmente il gruppo era composto da 9 persone, 9 donne, ci siamo riunite per otto volte dall\u2019autunno 2018.<\/p>\n

L\u2019occasione \u00e8 anche partita del fatto che in APG abbiamo una nuova socia argentina, con una formazione specifica sul gruppo-coppia-individuo, oltre ad essere di madrelingua spagnola, e questo ci ha ulteriormente motivato in questo viaggio.<\/p>\n

Il compito che ci siamo date inizialmente \u00e8 stato quello di studiare e mettere in comune pensieri, domande, riflessioni suscitati dall\u2019articolo che per ogni incontro ci siamo proposte di leggere, facendo collegamenti con le nostre esperienze cliniche e conoscenze teoriche.<\/p>\n

Darci un compito ha influenzato la costruzione del nostro gruppo di studio, apparentemente facilitandone il percorso di costituzione e di definizione degli obiettivi, ma al tempo stesso rendendo pi\u00f9 rigido il contenitore gruppale, proprio per l\u2019impegno assunto cos\u00ec preciso da svolgere.<\/p>\n

A ogni incontro si \u00e8 evidenziata la fatica ad assolverlo, perch\u00e9 le partecipanti avevano delle aspettative che non potevano essere soddisfatte (per esempio le meno esperte in terapia di coppia si aspettavano un aiuto dalle pi\u00f9 esperte, chi non sa lo spagnolo si aspettava traduzioni chiarificatrici).<\/p>\n

C\u2019\u00e8 stata fin da subito la necessit\u00e0 di tenere insieme vecchio e nuovo, alcune che si erano gi\u00e0 incontrate prima (nelle serate scientifiche), altre che si sono iscritte al gruppo al suo avvio. Forse anche noi \u201ccostituenti\u201d abbiamo fatto fatica ad accogliere il \u201cnuovo\u201d e ad amalgamarlo? Come i \u201cnuovi\u201d hanno fatto i conti con un percorso gi\u00e0 definito a priori?<\/p>\n

Tutte queste domande sono state alimentate dal concetto chiave che abbiamo ripreso e studiato in questi mesi di lavoro del gruppo: il concetto di vinculo<\/em>\/link<\/em>\/legame, centrale nello sviluppo teorico clinico della scuola argentina.<\/p>\n

Riteniamo infatti che gli studi di Pichon Rivi\u00e8re, e i contributi di Janine Puget e di Isidoro Berenstein abbiano avuto grande influenza nel costruire una cornice teorico-metodologica utile per approfondire il processo dal gruppale alla clinica della coppia e della famiglia.<\/p>\n

Perch\u00e9 utilizziamo il termine vinculo<\/em>\/link\/<\/em>legame? si chiedeva Pichon Rivi\u00e8re nel suo lavoro Teoria del vinculo (1985). E cos\u00ec scriveva: \u00abIn realt\u00e0 siamo abituati ad utilizzare la nozione di relazione oggettuale nella teoria psicoanalitica, ma la nozione di legame \u00e8 molto pi\u00f9 concreta. La relazione oggettuale \u00e8 una struttura interna del legame\u2026Possiamo definire il legame come un tipo particolare di relazione con un oggetto; da questa particolare relazione risulta una condotta pi\u00f9 o meno fissa con questo oggetto, la quale forma un pattern, un modello di comportamento che tende a ripetersi automaticamente sia nella relazione interna che nella relazione esterna con l\u2019oggetto<\/em>\u00bb.<\/p>\n

Pichon Rivi\u00e8re dal 1960 parlava della famiglia come gruppo interno e delle dinamiche familiari come dinamiche gruppali (Losso, 2017).<\/p>\n

Berenstein (2001) e Puget (2006), che hanno ripreso e sviluppato il suo pensiero, considerano il vinculo<\/em>\/link<\/em>\/legame tra i membri della famiglia da una prospettiva che tiene conto anche delle concettualizzazioni di altre discipline (filosofia, fisica, antropologia culturale); lo definiscono una struttura inconscia che unisce due o pi\u00f9 soggetti, determinati sulla base della \u201crelazione di presenza\u201d.<\/p>\n

Per Berenstein la c<\/strong>oppia \u00e8 un aggregato nel quale la presenza di una persona non \u00e8 aggiunta a quella dell\u2019altro, piuttosto essa rappresenta un Due, e Uno da solo non determina la relazione. Ci\u00f2 nonostante, ciascuna persona ha anche una determinazione individuale. Allo stesso tempo, quindi, due persone configurano due mondi, quello individuale e quello del vinculo<\/em>.<\/p>\n

Il concetto di \u201cdifferenza radicale\u201d, sviluppato da Bernstein e Puget, cio\u00e8 il riconoscere l\u2019alterit\u00e0, il riconoscere che l\u2019altro \u00e8 diverso da me, originale e singolare, non paragonabile, \u00e8 essenziale e costituisce il fondamento della coppia.<\/p>\n

Il sentimento d\u2019intolleranza \u00e8 generato dall\u2019irreducibile specificit\u00e0 dell\u2019altro soggetto, che \u00e8 simile, ma allo stesso tempo uno sconosciuto. L\u2019estraneit\u00e0 si riferisce a quegli aspetti dell\u2019altro che non possono essere rappresentati, ma solo presentati, e dunque portano a un incessante lavoro d\u2019inscrizione e di far spazio nella propria mente. Quello che \u00e8 straniero, strano, nuovo, radicalmente differente dell\u2019altro, si manifesta nella costruzione del <\/span>vinculo <\/em>stesso nel momento dell\u2019incontro, ed \u00e8 dovuto anche alle caratteristiche non complementari di ciascun soggetto.<\/span><\/p>\n

Nel tentativo di comunicarvi questo nostro lavoro e di farci capire, sappiamo che ci sar\u00e0 anche la fatica di chi ascolta (e di chi ci legge).<\/p>\n

Nonostante l\u2019identificazione, qualcosa dell\u2019altro resiste, si oppone, va oltre le similitudini e le differenze, cio\u00e8 c\u2019\u00e8 una parte dell\u2019altro che non pu\u00f2 essere inscritta come propria dal soggetto e che rimane sconosciuta, cio\u00e8 aliena, che \u00e8 inerente al suo stesso esistere. L\u2019alienit\u00e0 \u00e8 ci\u00f2 che caratterizza dunque fortemente l\u2019altro e la maggiore difficolt\u00e0 sta nell\u2019accettarla, senza che possa essere totalmente trasformata e simbolizzata.<\/span><\/p>\n

Nel vinculo<\/em>\/link<\/em>\/legame il soggetto non solo pre-esiste alla relazione, ma \u00e8 anche costituito dal vinculo<\/em> stesso. Come ben sappiamo avvenire nei gruppi, ogni altro impatta potentemente su ciascun soggetto e modifica entrambi i soggetti della relazione.<\/p>\n

Tornando alla storia del nostro gruppo, che effetto fa per i \u201cvecchi\u201d giocarsi in nuove relazioni o osservare gli altri in nuove relazioni? La vita del gruppo ci presentava un ulteriore parallelo con i contenuti studiati: come ai vecchi toccava confrontarsi con il senso di competizione e di esclusione generato dall\u2019ingresso dei nuovi membri, cos\u00ec abbiamo riflettuto sul fatto che anche nella coppia il trovarsi di fronte a un terzo, il terapeuta, \u00e8 occasione, non sempre facile da cogliere, di osservarsi ed osservare l\u2019altro e la propria relazione all\u2019interno di un contesto nuovo, questa volta triangolare, capace di muovere forti sensazioni di competizione e di esclusione, ma anche di restituire maggiore senso di profondit\u00e0 al legame. \u00a0<\/span>\u00a0<\/strong><\/p>\n

Si \u00e8 trattato di un gruppo \u201cin movimento\u201d, ci sono state assenze, qualcuna di noi ha lasciato il progetto.<\/p>\n

Come ha influito sui movimenti del gruppo il fatto che ci fossero esperte e neofite rispetto alla terapia familiare e di coppia? Forse \u00e8 difficile per professionisti affermati aprirsi a nuovi campi. Ci sono stati movimenti di dipendenza per l\u2019aspettativa di ricevere risposte magiche e contemporaneamente movimenti di rivolta al sapere supposto indiscutibile. Pensiamo alle osservazioni apparentemente contrastanti rispetto al pensiero di Puget che era considerato piuttosto nuovo o che avrebbe dovuto fornire risposte esaurienti o che \u201cnon diceva niente di nuovo\u201d. Nel gruppo si \u00e8 osservata a volte una certa rigidit\u00e0 di scambi, che potrebbe essere vista come un aspetto narcisistico rispetto a come il gruppo voleva vedersi e a come sceglieva di difendersi dalla difficolt\u00e0 del compito e dalla frustrazione di non capire, o da quella che fosse l\u2019altro a non capire.<\/p>\n

Pu\u00f2 esserci un \u201cinciampo\u201d nell\u2019attivazione del pensiero creativo rispetto a questo?<\/p>\n

Tutte questioni ancora aperte, lavori in corso!<\/p>\n

Questa fatica ci ha forse impedito di entrare pi\u00f9 nello specifico degli articoli, confrontandoci con la teoria e i casi. Il gruppo si \u00e8 mosso tra il desiderio di ricevere qualcosa di nuovo e la frustrazione della difficolt\u00e0 di arrivarci.<\/p>\n

Gli autori studiati hanno evidenziato lo stesso movimento relativo alla costruzione di conoscenza, che si basa sulla necessit\u00e0 di assimilare ci\u00f2 che \u00e8 nuovo cercando di paragonarlo a qualcosa conosciuto precedentemente.<\/p>\n

Non \u00e8 stato facile affrontare la clinica a partire dall\u2019apertura teorica e ci siamo chieste se alcune colleghe si aspettassero pi\u00f9 casi e meno teoria, o se sottostante ci fosse una idea magica che il semplice partecipare, e magari leggere poco, potesse permettere l\u2019acquisizione della capacit\u00e0 di lavorare psicoanaliticamente con coppie e famiglie, o che il solo fatto di essere psicoterapeute affermate garantisse di poter integrare teoria e clinica facilmente in gruppo.<\/span><\/p>\n

Fin dall\u2019inizio abbiamo trovato difficolt\u00e0 a reperire materiale degli autori proposti, perch\u00e9 poco tradotto in italiano ( per la maggior parte in spagnolo e in inglese e quindi per la maggior parte di noi complesso).<\/span><\/p>\n

Ci siamo chieste se, rispetto alla difficolt\u00e0 di traduzione, si possa analogamente parlare di analogie nella difficolt\u00e0 di costruire un linguaggio condiviso e condivisibile partendo da esperienze e aspettative diverse. Non tutto si pu\u00f2 tradurre, non tutto si pu\u00f2 capire e bisogna accettare la \u201cdifferenza radicale\u201d fra parola\/cosa, tra diverse lingue. Risulta chiaro che la fantasia inconscia e\/o aspettativa pi\u00f9 o meno consapevole che forse in questo gruppo si era conformata, cio\u00e8 che una delle partecipanti fosse legata per similitudine alla provenienza degli autori, avrebbe reso meno difficile la comprensione degli aspetti nuovi. Questo non \u00e8 fattibile e quindi il gruppo si \u00e8 trovato davanti alla necessit\u00e0 di accettare il processo.\u00a0 Anche la collega argentina si aspettava forse una pi\u00f9 facile comprensione reciproca e anche per lei c\u2019\u00e8 stata la necessit\u00e0 di divenire consapevole che non si pu\u00f2 esportare automaticamente la propria soggettivit\u00e0, neppure nella pi\u00f9 favorevole delle situazioni.<\/p>\n

Non abbiamo risposto a questi interrogativi, ma pensiamo che queste domande siano un buono spunto per costruire nuovi pensieri.<\/span><\/p>\n

La teoria del <\/span>vinculo<\/em> ci ha molto sorprese, ha creato un clima di sconcerto e grande \u00e8 stato lo sforzo per non focalizzare tutto sulle nostre teorie, per esempio su quella delle relazioni oggettuali. Forse abbiamo cercato degli agganci, perch\u00e9 era difficile stare nell\u2019incertezza e tenere in mente diverse logiche e diversi livelli. Abbiamo cercato piuttosto di ricondurre al noto, alla somiglianza, pi\u00f9 difficile \u00e8 stato accettare l\u2019alterit\u00e0.<\/span><\/p>\n

Lavorando sul pensiero di Puget, ci siamo impegnate a cercare nuove soluzioni, per uscire da posizioni irrigidite e paralizzanti, accettando che comunque ci sfugge sempre qualcosa.<\/p>\n

Si pu\u00f2 pensare anche che questo sia stato e sia uno degli obiettivi del nostro gruppo di studio, cercare di creare un contenitore che permetta di tollerare alcuni aspetti disturbanti della nostra pratica quotidiana, che creano discontinuit\u00e0 con il nostro sapere teorico, precedentemente acquisito e ben consolidato dentro di noi, per ricercare insieme nuovi sensi e significati. Abbiamo dovuto anche trovare una modalit\u00e0 feconda per riflettere insieme sulla teoria perch\u00e9 il modello di studio in gruppo non \u00e8 ancora collaudato nella storia APG, e non \u00e8 reso facile dalla storia medesima in cui diverse teorizzazioni\/affiliazioni non di rado sono vissute come conflittuali.<\/p>\n

Ci siamo riuscite? Abbiamo lavorato tre incontri su otto per preparare la serata. La serata \u00e8 stata un \u201caccadimento\u201d (\u201cuna presentazione\u201d) con cui abbiamo dovuto fare i conti; ci ha permesso di fare luce sugli aspetti inconsci della mente del gruppo, venendo a creare una nuova situazione di gruppo, con una rinnovata motivazione, desiderio di appartenenza, senso di coesione e di parit\u00e0. Ci\u00f2 ha permesso un riassestamento delle percezioni e ha portato un senso di realt\u00e0 rispetto a molte delle fantasie anche inizialmente inconsce, di cui abbiamo accennato, che abbiamo dovuto rielaborare.<\/span><\/p>\n

Ci pare che Puget e Berenstein abbiano concentrato il loro lavoro sul metterci in guardia da un pensiero miope e unilaterale, che siano stati disvelatori d\u2019inganni, ricordandoci in ogni momento che la nostra prospettiva non \u00e8 l\u2019unica e che per poterci incontrare con l\u2019altro dobbiamo fare un lavoro di decentramento. Questo decentramento \u00e8 una meta cui aspirare, ma pur sempre irraggiungibile; e si traduce per\u00f2 in una relativizzazione del nostro punto di vista che permette di accogliere quello dell\u2019altro.<\/span><\/p>\n

Per questo gli autori ci avvertono che in un vinculo<\/em> generazionale non esiste solo un apprendimento che va dalla generazione precedente a quella successiva, ci parlano anche di \u201ctrasmissione invertita\u201d. Il concetto di trasmissione invertita \u00e8 facile da applicare alla nostra societ\u00e0 tecnologica in cui le nuove generazioni, native digitali, molto hanno da insegnarci su come funzionano le odierne modalit\u00e0 di comunicazione, di relazione, di formazione e di lavoro.<\/p>\n

Inoltre, gli autori si concentrano sulla necessit\u00e0 di non dare mai per scontato, nella relazione, di conoscere l\u2019altro, sottolineando un semplice paradosso: apparentemente in una relazione di coppia duratura ci si potrebbe immergere in una conoscenza sempre pi\u00f9 approfondita dell\u2019alterit\u00e0 dell\u2019altro e invece questo \u00e8 proprio il luogo in cui la nostra mente rinuncia alla ricerca, illudendosi di conoscerlo gi\u00e0.<\/p>\n

Gli autori studiati ci esortano come terapeuti a tenere in considerazione in seduta non solo il piano della relazione d\u2019oggetto e il piano interpersonale (il \u201cdue\u201d, il \u201cfare insieme\u201d). E anche: arrivati con fatica a pensare in modo nuovo al rapporto interpersonale ci si presenta un ulteriore campo di esplorazione, quello sociale.\u00a0 A questo proposito Puget ci propone una riflessione sulla soggettivit\u00e0 sociale (Puget, 2015), che dovremmo pensare come una componente dei rapporti umani, con significati propri e in grado di generare conflitti propri.<\/span>[2]<\/a><\/p>\n

Gli scritti di Peuget e Berenstein aprono lo sguardo a 360 gradi su diversi piani compresenti in ogni nostra esperienza di vita che, se non possiamo esaminare tutti contemporaneamente, dobbiamo almeno considerare come esistenti.<\/span><\/p>\n

Il loro \u201caprire a diversi piani\u201d \u00e8 forse fonte anche della frustrazione che abbiamo sentito perch\u00e9, anzich\u00e9 chiudere un discorso, ne apre molti altri.<\/p>\n

Il gruppo sta continuando a lavorare ed \u00e8 intenzionato a proseguire il prossimo anno, approfondendo un altro autore che possa essere utile per evidenziare il passaggio dalla terapia di gruppo a quella della coppia e della famiglia.<\/p>\n

Ci rendiamo pur conto delle difficolt\u00e0 ad approcciare nuovi dispositivi analitici, che non siano quelli di gruppo e individuale, e accettare di potersi disporre in uno stato mentale diverso. Questo prevede necessariamente un nostro grande sforzo e un nuovo coraggio.<\/p>\n

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BIBLIOGRAFIA LETTA E DISCUSSA DAL GRUPPO<\/strong>
\nBerenstein I. (2001) The link and the Other<\/em>. In: International Journal of Psychoanalysis, 82:141-149.
\nBerenstein I. (2005) Il vincolo familiare<\/em>. In Quale Psicoanalisi per la coppia?<\/em> A cura di Nicol\u00f2 A. M. e Trapanese G., Franco Angeli, Milano.
\nBerenstein I. (2008) Una situazione vincolare: la presenza. Coloro che ci sono e coloro che mancano in una seduta familiare<\/em>. In: Quaderni di Psicoterapia Psicoanalitica \u00a0Coppia e Famiglia nella psicoanalisi: soggettivit\u00e0 e alterit\u00e0<\/em>. A cura di Nicolini E. , Borla, Roma.
\nBerenstein I. (2010) The link and its interferences<\/em>. In: Family and Couple Psychhoanalysis<\/em>,\u00a0 ed. Sharff D. and Palacios E., Karnac, London, 2017.
\nBerenstein I. (2012) Vinculo as a relationship between others<\/em>. In: The Psychoanalytic Quarterly 2012, Volume LXXXI, Number 3.
\nLosso R. (2017) Pichon Rivi\u00e9re and the theory of the link<\/em>. In: Family and Couple<\/em> Psychoanalysis<\/em>. Ed. Scharff D. and Palacios E., Karnac, London.
\nMoscona S., Kuras De Mauer S., Resnizky S. (2018) Dispositivos clinicos en Psicoan\u00e1lisis<\/em>.
\nLetra Viva, Buenos Aires.
\nPichon Rivi\u00e8re E. (1985) Teoria del vinculo<\/em>. Nueva Vision, Buenos Aires.
\nPuget J. (2006) The use of the past and the present in the clinical setting\u00a0 Pasts and<\/em> presents<\/em>. In: International Journal of Psychoanalysis 87:1691-707.
\nPuget J. (2010) The subjectivity of certainty and the subjectivity of uncertainty. <\/em>In: Psychoanalytic Dialogues 20:4-20, 2010.
\nPuget J. (2015) Come pensare la soggettivit\u00e0 sociale oggi?.<\/em> In: Interazioni n.2, 2015, pp. 59-71.
\nPuget J. (2018) Subjetivaci\u00f2n discontinua y psicoanalisis<\/em>, Editorial Lugar, Buenos Aires.<\/p>\n

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[1]<\/a> Questo lavoro \u00e8 stato presentato il 29 maggio 2019 nell\u2019ambito del ciclo di incontri del calendario Scientifico 2019 di APG dal titolo \u201cIl Gruppo come luogo di pensiero e di trasformazione nell\u2019interfaccia con il sociale\u201d.<\/p>\n

[2]<\/a> Le riflessioni di Puget ci hanno dato una spinta ulteriore a pensare sulla nostra attuale societ\u00e0 fatta di soggettivit\u00e0 migranti; oggi dobbiamo fare posto agli \u201corfani sociali\u201d, persone cio\u00e8 che non hanno riferimenti giuridici che le proteggono e che quindi devono essere accolte dalla societ\u00e0 nella loro diversit\u00e0. Concetti come appartenenza e identit\u00e0, con i quali abbiamo pensato la nostra soggettivit\u00e0 sociale, all\u2019interno di un modello familiare (vedi madre patria e leggi come norma paterna) non possono pi\u00f9 essere l\u2019unico ruolo centrale Questa situazione non poteva essere pensata un secolo fa, perci\u00f2 i riferimenti teorici devono essere riformulati.<\/p>\n

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Gruppo di studio e ricerca teorico-clinica sull\u2019articolazione fra legami familiari, di coppia e legame gruppale: similitudini e differenze in psicoterapia[1] Membri del gruppo: Barbara Bianchini, Margherita Autuori, Velia Bianchi Ranci, Lara Giambalvo, Nicoletta Jacobone, Maria Gabriela Sbiglio, Alessandra Verri <<Orazio: O cielo, ma questo \u00e8 meravigliosamente strano! Amleto: Allora, come uno straniero, dagli il benvenuto.<\/p>\n

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